Operazione JG
2019
Questi video fanno parte del progetto OperazioneJG a cura dei fannidada e promosso dal MUFANT nell'ambito del Bando AxTO della Città di Torino finanziato con contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri inaugurato il 31 marzo 2019 a Torino con un percorso che da Piazza della Repubblica conduce al Polo del '900 dove si è svolta la mostra "Futuri Passati" in occasione di Biennale Democrazia.
- Exhibitions:
- "Operazione JG" Performance promossa da MUFANT nell'ambito del Progetto AxTO della Città di Torino, finanziato con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri | Torino 31 marzo 2019 |
CITTA' DI CONCENTRAMENTO
("The Concentration City", prima pubblicazione come "Build Up", in New Worlds, vol.19, 1957), da J. G. Ballard, La zona del disastro (The Disaster Area,1967), Mondadori, 1979 per la collana Urania (Le Antologie, 779, 15-04-1979), con traduzioni di Vittorio Curtoni, Mario Galli, Stefano Torossi e Hilja Brinis.
"...hai visto i nuovi vagoniletto intercittà? Impiegano solo dieci minuti a salire di tremila livelli!..." pg.25 "...Teorie avanzate sostengono che attorno alla Città esiste un muro impossibile da penetrare. Personalmente non pretendo di capire la teoria. E' troppo astratta e sofisticata. Comunque sospetto che abbiano confuso il Muro con le aree buie e cementate che hai incontrato durante il tuo viaggio. Preferisco il punto di vista generale, e cioè che la Città si estende in ogni direzione senza limiti…" pg. 45 "...Prendete un treno della linea verde in direzione ovest, fino alla 298ma Strada.. prendete la linea blu fino al terminal Plaza, svoltate a sinistra alla rotonda, e…Siete di nuovo al punto di partenza. $ Inferno x 10n." pg. 46
L'ISOLA DI CEMENTO
J. G. Ballard ("Concrete Island", 1974), Feltrinelli, Milano, 2007, traduzione di Massimo Bocchiola.
"...Maitland rimase in ascolto del traffico che gli scorreva sopra la testa. Il frastuono dei motori echeggiava incessante… il raccordo all'altro lato dell'isola adesso era pieno di macchine, e Maitland agitò l'impermeabile all'indirizzo dei conducenti, che però sembravano troppo concentrati sulla segnaletica, e sullo svincolo principale che portava all'autostrada…" pg. 15 "...quella zona di terreno incolto racchiusa nell'intersezione fra tre autostrade era letteralmente un'isola deserta…" pg. 31 "...l'erba era silenziosa, e si muoveva appena intorno a lui: fermo, come il pastore in mezzo a un gregge muto, pensò alla strana frase che aveva mormorato nel delirio: l'isola sono io…" pg. 114
L'UOMO LUMINOSO
("The Illuminated man", 1962) da J. G. Ballard, Il gigante annegato ("The Terminal beach", 1964) Mondadori, 1978 per la collana Urania (Le Antologie, 764, 17-12-1978), con traduzioni di Beata della Frattina.
"... Di notte, l'uomo luminoso correva tra gli alberi, le braccia simili a ruote d'oro, e la testa a una corona spettrale…" pg. 62 "...è pressapoco come se una serie di immagini identiche ma spostate venissero prodotte per rifrazione attraverso un prisma, solo che in questo caso l'elemento tempo sostituisce la funzione della luce… le foglie… erano avvolte da fasci di luce gialla e scarlatta che si rifletteva sulla superficie dell'acqua, conferendo alla scena una colorazione accentuata, come la pellicola di un film troppo colorata…" pg. 67
GLI UCCELLI GIGANTI
("Storm-bird, Storm-dreamer", 1966), da J. G. Ballard, La zona del disastro (The Disaster Area,1967), Mondadori, 1979 per la collana Urania (Le Antologie, 779, 15-04-1979), con traduzioni di Vittorio Curtoni, Mario Galli, Stefano Torossi e Hilja Brinis.
…"Crispin ricordò di avere vinto la paura dei giganteschi uccelli,... Spesso si sorprendeva a ripensare ai loro volti enormi, tragici,...e gli sembrava che si dovesse averne più compassione che timore, vittime com'erano...Quelle creature immense, dotate di corpi grandi e potenti come quelli umani, volavano a stormo lungo le coste.." pg. 9 ..".il paesaggio gli ricordava l'epilogo di un'apocalittica battaglia celeste, e che quei cadaveri erano come angeli caduti…. ...il volo simbolico che stava per eseguire non avrebbe liberato solo Catherine York: anche lui si sarebbe sottratto alla magia degli uccelli… Crispin s'incamminò verso la discesa… D'improvviso le ali si tesero, rispondendo alle correnti ascensionali, e lui si scoprì capace di fluttuare nell'aria che gli sfiorava il viso"… pg. 23
IL GIGANTE ANNEGATO
("The drowned Giant", 1978) da J. G. Ballard, Il gigante annegato ("The Terminal beach", 1964) Mondadori, 1978 per la collana Urania (Le Antologie, 764, 17-12-1978), con traduzioni di Beata della Frattina.
"...alla vivida luce del sole il suo corpo aveva il candore luminoso delle piume di un uccello marino... La fronte alta, il naso stretto e dritto, le labbra sinuose mi ricordavano una copia romana di Prassitele, e le pinne delle narici ben modellate aumentavano la somiglianza con una scultura monumentale…" pg.34 "..il gigante mi pareva più simile a un argonauta o un eroe dell'Odissea rapito dal mare…" pg. 38 "...del resto molti, anche coloro che lo videro per primi dopo che il temporale lo trascinò a riva, ricordano il gigante come un enorme mostro marino… D'inverno le alte ossa ricurve restano lì sole, abbandonate, battute dai marosi che si frangono contro l'ostacolo, ma d'estate offrono un eccellente trespolo ai gabbiani stanchi." pg. 42
CONDOMINIUM
J. G. Ballard, ("High-Rise", 1975), Mondadori, Urania 707, 10-06-1976, traduzione di Beata Della Frattina.
"...Laing era ancora entusiasta del suo condominio, uno dei cinque fabbricati identici compresi nel centro residenziale in costruzione, e il primo a essere occupato. Tutti coprivano un'area di due chilometri quadrati… i cinque enormi condominii si ergevano sul perimetro orientale del complesso,... le dimensioni della sua vita erano lo spazio, la luce e il piacere di essere anonimo pur mantenendo la propria personalità. …" pg.5 "...parlava del condominio come di un essere enorme e vivo che incombeva su di loro e osserva da padrone tutto quel che succedeva..." pg. 35 "...la luce delle lampade illuminava i sacchi di immondizie ammucchiati intorno, come un museo visibile dei loro riufiuti…" pg. 113
FORESTA DI CRISTALLO
J. G. Ballard ("The Crystal World", 1966), Feltrinelli Editore, Milano, 2005, traduzione di Jane Dolman.
"...tronchi e rami erano coperti da strisce di luce gialla e rossa che si riflettevano sulla superficie dell'acqua come se l'intera scena fosse la riproduzione a tinte eccessivamente cariche di una pellicola in tecnicolor...la luce del sole brillava ininterrotta ... e la scena si scomponeva in una cascata di colori che brillavano nell'aria tutt'intorno. Poi l'attimo di turbamento svaniva e riapparivano gli alberi, ora nuovamente visibili singolarmente, ciascuno inguainato nella sua armatura di luce, con il fogliame luminescente, come carico di gioielli liquefatti….il mondo paradisiaco sembra illuminato dalla luce prismatica…..pg. 72 "Fuori da questa foresta tutto sembra polarizzato, non trovate? Diviso tra bianco e nero….pg 75
L'UOMO SUBLIMINALE
("The Subliminal Man", 1963), da J. G. Ballard, La zona del disastro (The Disaster Area,1967), Mondadori, 1979 per la collana Urania (Le Antologie, 779, 15-04-1979), con traduzioni di Vittorio Curtoni, Mario Galli, Stefano Torossi e Hilja Brinis.
"...Hanno cominciato a costruire i primi cartelli grandi! Alti più di trenta metri, sui salvagenti stradali fuori città. Tra poco ne avranno costellato tutte le strade di raccordo. E allora potremo anche smettere di pensare…" pg. 48 "...se riesci a mostrarmi uno di questi cartelli e a provarmi che trasmette ordini subliminali, verrò con te alla polizia… Rivolse l'attenzione ai cartelli di dimensioni maggiori, eretti lungo i tratti liberi della direttissima. Quasi tutti erano alti come case a quattro piani: complessi congegni tridimensionali su cui gigantesche massaie, con occhi e denti elettrici, si aggiravano a scatti fra le loro cucine ideali, coi lampi al neon che esplodevano dai loro sorrisi…" pg. 58
L'ULTIMO MONDO DEL SIGNOR GODDARD
(The Last World of Mr Goddard, 1960), da J. G. Ballard, Tutti i racconti, Vol. 1, 1956-1962 (2003) ("The Complete Short Stories, vol. I, 1956-1962", 2001), introduzione di J. G. Ballard, postfazione di Antonio Caronia, traduzione di Roldano Romanelli, Fanucci Editore.
"Senza motivo apparerente, il tuono infastidiva il signor Goddard in modo particolare. Per tutto il giorno, mentre svolgeva le sue mansioni di sorvegliante del piano terra, lo ascoltò rimbombare e tambureggiare in lontananza…" pg. 288 "…Sotto di lui, vivamente illuminata dalla lampada, c'era quella che sembrava una complicata casa di bambola….la scatola era pesante, la collocò delicatamente a terra, avvicinò la sedia e abbassò la lampada fino a pochi centimetri dalla sua testa. In effetti era un intero complesso di edifici in miniatura, modelli perfettamente costruiti…" pg. 291 "...Quel mondo microcosmico era intrinsecamente così perfetto, la simulazione della realtà così completa, che sembrava di aver la città vera e propria, nella sua effettiva concretezza…" pg. 292 "...nei giorni seguenti il signor Goddard osservò la gente che affollava il grande magazzino, in attesa di individuare, per così dire nel macrocosmo, qualcuna delle tendenze rilevate nella scatola…" pg. 299
TERRA BRUCIATA
J. G. Ballard, ("The Burning World", 1966), Mondadori, Urania 788, 17-06-1979, traduzione di Maria Benedetta De Castiglione.
"...La siccità che affliggeva il mondo ormai da cinque mesi era conseguenza della mancanza d’acqua che negli ultimi lustri aveva torturato sempre più estese zone della Terra. Malgrado i tentativi da parte di tutte le nazioni per provocare la pioggia, le precipitazioni erano diventate sempre più scarse. Infine, quando era stato chiaro che non poteva piovere perché non c’erano nuvole, non si era più tentato niente. A questo punto l’attenzione era stata rivolta alla più genuina fonte di pioggia, la superficie dell’oceano, da cui l’acqua avrebbe dovuto evaporare. Era bastato un superficiale esame scientifico per capire che le origini della siccità si trovavano lì. Si era scoperto che sulla superficie delle acque di tutti gli oceani del mondo, a una distanza di circa mille e cinquecento chilometri dalla costa si stendeva una sottile ma elastica pellicola monomolecolare formata da un complesso di polimeri a catena lunga, dovuta alla incredibile quantità di rifiuti industriali scaricata negli oceani durante i cinquant’anni precedenti. La robusta membrana permeabile all’ossigeno, era distesa sul pelo dell’acqua, e ne impediva quasi completamente l’evaporazione…"