Tracce di Tempo nelle Cose
2024
“Tracce del tempo nelle cose” è un progetto site-specific di video-arte, realizzato dal duo torinese fannidada, con la sonorizzazione del compositore Enzo Di Stefano.
Testo critico a cura di Francesca De Filippis.
“Tracce del tempo nelle cose” è un progetto di video-arte realizzato dal duo torinese fannidada, con la sonorizzazione del compositore Enzo Di Stefano.
La riflessione visiva scaturisce a partire dal Grande Dizionario Enciclopedico, che viene sfogliato alla ricerca di un significato urgente e da cui viene estratta non soltanto concettualmente, ma fatta emergere in senso performativo la definizione di ‘ÀNGELI’, e delle riflessioni sul portato religioso dell’olivo, quasi ad insinuare un’identità tra gli elementi. Che siano stati gli ulivi gli intermediari tra Dio e l’uomo, senza un corpo propriamente detto, a cui da secoli gli antenati di queste terre hanno reso culto per propiziarli?
Le intelligenze angeliche sono presenti, oblique, nella vita dell’individuo e custodi dell’anima più antica dei territori. A partire da una ricerca all’interno della letteratura midrashica, collaterale alla letteratura biblica ufficiale, esse contengono una riflessione molto più ampia, si possono avvicinare nel tempo le riflessioni
veterotestamentarie come a cercare una corrispondenza con accidentali episodi della vita umana.
La vita dell’ulivo si delinea in modo circolare attorno all’essenza di una vita sacra di origini mediterranee, portatrice non tanto di pace quanto simbolo di quella tiqqun ‘olam - riparazione del mondo - di redenzione a seguito di un peccato che non si può più identificare solamente come originale, ma perpetrato a discapito di un’ecologia fatta a misura di utile che il genere umano deve alla terra. In questa proposta l’ulivo è simbolo sacro di misericordia verso la debolezza umana. Di conseguenza anche il prodotto che ne deriva, l’olio, è qualcosa che ne condivide la sacralità ed il potere contaminativo, basti ricordare tutta la tradizione religiosa che nasce da Chanukkà e giunge fino al sacramento della Confermazione; nell’opera, invece, viene riportata una Surat del Corano in cui la luce di Dio viene paragonata a quella di un olio incendiato da un albero benedetto, ancora una volta l’olivo.
Esaltando la spiritualità come motore di un artigianato artistico, di una manifattura concettuale, i due artisti torinesi intervengono massicciamente sull’immagine attraverso interferenze elettriche e lavorando in modalità low-fi. Al loro lavoro si somma l’elaborazione di una struttura sonora di base elettronica, che contiene al suo interno una varietà di strumenti acustici ripresi dal vivo.
Il segno, il contributo umano alla coltivazione del giardino, ci rende custodi e protettori di questi simboli sacri, di questi Mani arborei a cui siamo debitori di una veglia di secoli.
- Exhibitions:
- "Majatica Jazz Festival | Rassegna Cinema Incanto" a cura di Fabio Vito Lacertosa e Raffaele Pecora | Chiesa di Santa Chiara | Ferrandina (Mt) 10-13 agosto 2024 |